Quando un architetto si siede davanti alla commissione dell’Esame di Stato, uno degli aspetti che più lo distingue non è la qualità del disegno, ma la capacità di dimostrare consapevolezza del contesto urbanistico in cui l’architettura prende forma. L’urbanistica non è solo uno sfondo teorico: è una disciplina concreta, fatta di strumenti, norme, e soprattutto di responsabilità verso il territorio.

Capitolo 1 – Il PGT: la base della pianificazione urbanistica
Ogni intervento edilizio, dalla villa unifamiliare al quartiere ex-novo, si inserisce in un disegno più ampio. Questo disegno è il Piano di Governo del Territorio (PGT), lo strumento urbanistico comunale che ha sostituito il vecchio PRG nelle Regioni che ne hanno adottato il modello (come la Lombardia).
Il PGT è composto da tre documenti fondamentali:
Documento di Piano (DdP):Â definisce gli obiettivi strategici del territorio comunale e la visione politica della trasformazione.
Piano dei Servizi (PdS): individua le aree destinate a servizi pubblici o di interesse collettivo (scuole, parchi, sanità ).
Piano delle Regole (PdR): disciplina gli interventi nelle aree già edificate e definisce la destinazione urbanistica delle diverse zone.
Come si approva un PGT?
Redazione da parte dell’Ufficio Tecnico comunale o consulenti esterni.
Adozione da parte del Consiglio Comunale.
Pubblicazione e fase di osservazioni (da parte dei cittadini, enti, proprietari).
Controdeduzioni e approvazione definitiva.

Capitolo 2 – Piani attuativi e programmi complessi: due strumenti operativi
Spesso il PGT non basta per costruire: in molte zone (soprattutto quelle da trasformare) è richiesta la redazione di un piano attuativo, che dettaglia le modalità di realizzazione degli interventi.
I principali tipi di piani attuativi sono:
Piano di Lottizzazione (PdL)
Piano Particolareggiato (PP)
Piano di Recupero
Ogni piano attuativo è uno strumento tecnico con base normativa, volto a rendere edificabili certe aree secondo una pianificazione dettagliata. Include relazioni urbanistiche, NTA, elaborati grafici e computi estimativi. La sua approvazione avviene secondo procedure precise e regolamentate, con obbligo di coerenza rispetto al PGT.
Diversi invece sono i programmi complessi, nati negli anni '90 per affrontare le difficoltà della pianificazione classica. La spinta alla nascita di questi strumenti è stata l’esigenza di rigenerare tessuti urbani in crisi, recuperare aree dismesse o degradate, e integrare risorse pubbliche e private. L’approccio è concertativo, flessibile, spesso orientato alla qualità urbana e alla partecipazione.
Differenze principali tra piani attuativi e programmi complessi:
Nei piani attuativi, il capitale è prevalentemente privato, l’iniziativa è tecnica e l’approvazione è comunale.
Nei programmi complessi, spesso il capitale è misto pubblico-privato, con attori istituzionali, enti regionali e processi di progettazione partecipata.
I programmi complessi possono includere obiettivi sociali, ambientali e culturali.
Esempi di programmi complessi:
PII (Programma Integrato di Intervento): in Lombardia è spesso alternativo ai piani attuativi, consentendo accordi con il Comune per funzioni miste e maggior flessibilità .
PRU, PRiU, Contratti di Quartiere, Accordi di Programma: ciascuno con caratteristiche specifiche, ma tutti accomunati da un metodo integrato e multidisciplinare.
Capitolo 3 – ZTO: Zone Territoriali Omogenee
Introdotte dal D.M. 1444/1968, le ZTOÂ sono uno degli strumenti base della pianificazione urbanistica e del calcolo degli standard.
Il territorio comunale viene suddiviso in sei zone:
A:Â centri storici
B:Â completamento edilizio
C:Â espansione residenziale
D:Â industriale-produttiva
E:Â agricola
F:Â servizi e attrezzature
Ogni zona ha parametri urbanistici precisi: indice di edificabilità , distacchi, altezze massime, dotazioni minime di verde, parcheggi e standard scolastici. Questi vincoli sono fondamentali per chi affronta la prova scritta dell’Esame di Stato: ignorarli può compromettere l’intero impianto progettuale.
